Lares, LXIX, 1, gennaio-aprile 2003

Lares, LXIX, 1, gennaio-aprile 2003

Per Giovanni Battista Bronzini

  • Un ‘quid’ che portiamo sempre dentro di noi, di Maurizio Bettini | full-text
  • Quando ho saputo di Giovanni. Intervista a cura di Eugenio Testa e Maria Federico, di Alberto M. Cirese | full-text
  • La guardia agli sposi, di Michele Feo

Saggi

  • La critica dello storico e gli occhi degli antropologi. Immagini della Grecia contemporanea, di Luciano Li Causi
  • Estasi visive e poetiche dello spazio/tempo: estetica, potere e politica dei fuochi d’artificio nei rituali festivi di un centro della Sicilia orientale, di Berardino Palumbo

Saggi in traduzione

  • Etnologia ed etnomito, di Dunja Rihtman-Auguštin | | full-text
  • Nota, di Piero Vereni
  • Appunti sullo sviluppo della demologia nella Germania postbellica, di Hermann Bausinger | | full-text
  • Nota, di Alessandro Simonicca

A veglia

  • Giuseppe Petronio, di Gian Paolo Gri
  • Buone feste, Dina. In ricordo di Dina Mugnaini, di Fabio Mugnaini
  • In Memoriam. Dunja Rihtman-Auguštin (1926-2002), di Aleksandra Muraj

Istituzioni e ricerche

  • L’istituzione della cultura: per una antropologia comparata. L’esperienza del Laboratoire d’Anthropologie et d’Histoire de l’Institution de la Culture, di Daniel Fabre
  • Nota, di Maria Federico

Aggiornamenti

  • Le associazioni e le riviste demoetnoantropologiche in Italia, di Sandra Ferracuti

Archivio |

  • Lamberto Loria a Benedetto Croce, lettere 1908-1912, di Sandra Puccini | full-text
  • Due parole di programma (Lares 1912), di Lamberto Loria | full-text
  • Nota, di Emanuela Rossi
In questo saggio l’autrice ripercorre gli elementi fondamentali del mito di fondazione dello stato nazionale croato: i personaggi storici, ma anche gli elementi decorativi, artistici e architettonici che hanno finito per costituire la ‘croatità’ intesa come espressione dell”arte popolare’. Dai tessuti a intreccio alla musica ‘tamburitza’, dall’idillio della vita contadina e pastorale ai martiri croati, quel complesso mito-simbolico rimembrato, codificato e sommariamente represso dopo la seconda guerra mondiale, è tornato dagli anni Novanta a farsi presente nella vita quotidiana dei cittadini croati. Sul piano teorico, il saggio si pone l’obiettivo di riconsiderare il dibattito tra primordialismo e strumentalismo delle identità, soprattutto per quanto riguarda il concetto di ‘invenzione’: la cultura popolare croata, nella sua enorme varietà locale e temporale, esisteva ben prima che il progetto nazionalista (ottocentesco e poi tardo novecentesco) imponesse o ‘inventasse’ la sua presunta omogeneità spaziale e immutabilità diacronica.
Hermann Bausinger offre un secco penetrante testo sulla tradizione tedesco-occidentale della ‘Volkskunde’ postbellica, presentandosi nel duplice ruolo del partecipante e del lettore critico. Il punto fondamentale però è la logica che stringe ancora gli oggetti prodotti dalla nuova analisi demologica e le tecniche (rinnovate ma ineludibili) della ricerca tradizionale. In tale intreccio, la storia della ‘Volkskunde’ corre parallela alla crisi che pervade sia le altre tradizioni nazionali di folklore sia l’etnoantropologia, con ampie zone di comunanza tematica e prospettica nella comprensione antropologica della vita quotidiana e dei mondi vitali. La ‘morte’ della Volkskunde diviene così emblematica dell’impegno antropologico ad affrontare direttamente l’analisi del presente.
Nella sezione «Archivio» si ripropongono (o si pubblicano per la prima volta) documenti, materiali, scritti che riteniamo di significato particolare per mettere a fuoco aspetti del dibattito, svolte teoriche, momenti fondanti: strumenti per riflettere sulla storia degli studi etno-antropologici e per arricchire le nostre fonti e le nostre conoscenze. E con queste intenzioni che si pubblica a cura di Sandra Puccini per la prima volta lo scambio epistolare tra Lamberto Loria e Benedetto Croce e si ripubblica invece, con una nota di Emanuela Rossi, il testo Due parole di programma scritto nel 1912 per il primo numero di «Lares» da Loria nella sua veste di direttore della rivista. Loria, che era stato incaricato di allestire la Mostra Etnografica in Piazza d’Armi a Roma, in occasione dei festeggiamenti per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, scrive ed invia a molti studiosi italiani (Dino Provenzal, Francesco Novati, Enrico H. Giglioli, Angelo De Gubernatis, Antonio Fogazzaro, Salvatore Di Giacomo e Benedetto Croce) una lettera per invitare ciascuno di essi ad unirsi a lui – con consigli, suggerimenti e collaborazione – nell’opera di ricerca, selezione ed acquisizione degli oggetti. Le sue intenzioni – rapidamente realizzate – sono quelle di create una rete capillare e decentrata di raccoglitori, coordinati da Comitati (e sotto-comitati) regionali, alcuni dei quali verranno presieduti proprio da molti di coloro ai quali aveva rivolto l’invito. Due parole di programma è un testo importante da riproporre perché rappresenta un momento fondante nella storia degli studi antropologici in Italia; parla infatti di uno spirito di ricerca che dai mondi altri Si trasferisce in Italia per opera di Lamberto Loria e della ricerca nazionale finalizzata alla formazione della collezione di quello che doveva essere II «Museo di Etnografia Italiana», e che poi, più tardi, divenne il «Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari». Tratta anche della nascita della «Società di Etnografia Italiana» e della disciplina denorninata «Etnografia italiana».